Virginia Motor Yacht, etica di sostenibilità e la tutela ambientale

Se pensiamo alle principali fonti di inquinamento, a quanti viene in mente il mondo nautico?

Eppure anche le barche inquinano ed è importante parlare di Sostenibilità in barca. Quindi che tu abbia una barca a vela o una barca a motore puoi dare il contributo per preservare la salute dei mari. E questa tematica è diventata ancora più importante ed urgente da quando le vacanze al mare sono diventate di massa. 

Cosa fa il Virginia Motor Yacht per dare il suo contributo?

All’interno del parco Nazionale di La Maddalena, un parco geo-marino con 180 chilometri di cose, si sono verificati negli anni eccessivi fenomeni di affollamento, quindi per noi del Virginia Motor Yacht la svolta GREEN è stata una decisione doverosa, trattandosi dei luoghi in cui siamo cresciuti. 

Da quattro anni a questa parte abbiamo adottato una serie di misure che, nel nostro piccolo, ci permettono di godere di questo paradiso l’ambiente. Grazie a queste misure il Virginia Motor Yacht è stato nominato il primo Yacht al mondo per la tutela del mare.

“Siamo lieti di dare il benvenuto a Virginia Luxury Yacht nelle fila dei nostri tour operator certificati – ha affermato Paolo Bray, direttore di Friend of the Sea -. Il loro impegno per la sostenibilità in più categorie di operazioni è davvero impressionante“.

Riduzione della pressione antropica

Purtroppo le attività dell’uomo condotte negli ultimi 50 anni nel nostro arcipelago hanno condizionato significativamente lo stato di salute delle nostre spiagge.

Il Virginia Motor Yacht è l’UNICA imbarcazione traffico passeggeri che, da quattro anni, ha smesso totalmente di effettuare attracchi diretti sulle isole dell’Arcipelago di La Maddalena. Una scelta rischiosa che avrebbe dovuto penalizzarci, invece, è stata apprezzata dalle migliaia di turisti che ci hanno scelto e continuano a farlo per la qualità del nostro tour. Il motivo di questa scelta? Tutelare le spiagge e ridurre notevolmente la pressione antropica. I nostri clienti avranno comunque la possibilità di arrivare in spiaggia a nuoto, grazie a delle boe situate a pochi metri dalla spiaggia con un paio di bracciate potranno raggiungere la battigia. 

Non portando asciugamani, borse, materassini e via dicendo e rientrando sempre a nuoto a bordo della nostra imbarcazione, tutta la sabbia prelevata anche involontariamente, pensate a quella che rimane tra le dita dei piedi o nel costume, viene restituita completamente alla spiaggia.

100% PLASTIC FREE

Un’altra misura adottata è stata l’eliminazione totale della plastica. A bordo dunque i clienti potranno riempire la loro borraccia o potranno acquistare la nostra così da non produrre rifiuti di plastica. Anche le confezioni dove serviamo il pranzo, i bicchieri, le forchette sono tutte di un materiale biodegradabile. 

CARBON CREDITS

Ma infine la misura più importante è stata l’inserimento dei Carbon Credits. Infatti una parte del costo del biglietto viene devoluta ad un’associazione che si occupa di piantare gli alberi. In questo modo, con l’acquisto dei Carbon credits riusciamo a compensare le emissioni di co2 emesse durante la nostra gita giornaliera. 

Ma questo è solo un primo passo, verso il mondo che sogniamo un mondo dove il rispetto per ciò che circonda deve essere alla base di ogni nostra azione.Armatore Morello

Cosa si può fare dunque per essere più sostenibili in barca ed inquinare meno?

  • manutenzione al motore: è importante per inquinare meno prendersi cura del proprio motore. Un motore in forma è un motore pulito che consuma ed inquina meno. Cambiare i filtri è fondamentale. Inoltre un’elica sbagliata potrebbe mettere in difficoltà il motore portandolo a consumare ed inquinare di più. 
  • Raccolta differenziata: è fondamentale anche in mare per ridurre l’inquinamento
  • Andare piano: andare piano significa inquinare meno e godersi il paesaggio durante la navigazione
  • Evitare la plastica: utilizza contenitori, piatti e stoviglie biodegradabili. Se puoi, munisciti di piatti e bicchieri infrangibili sui quali contare per molti anni. 

Il problema della pressione antropica

Non tutti conoscono la locuzione “pressione antropica”, la quale potrebbe essere spiegata facilmente mostrandovi le fotografie delle spiagge sarde durante l’estate: piccole spiagge evase da orde di bagnanti.  Sul territorio italiano la sensibilità verso questo argomento sta aumentando e molti tra enti di ricerca, associazioni, cittadini e azienda private si stanno muovendo verso questo obbiettivo. 

Tutelare le spiagge, proteggere la loro biodiversità e tutelarle dalla nostra inciviltà deve essere una priorità per tutti noi.

Il professore Sandro de Muro, professore di geografia fisica e geomorfologia all’università di Cagliari, ha stilato un decalogo per definire la corretta gestione delle spiagge sarde.

Le prime 5 regole riguardano la salvaguardia e la buona gestione della spiaggia. Non sottrarre sabbia e conchiglie; non rimuovere la poseidonia spiaggiata non deve essere rimossa,non costruire sulla spiaggia, Tutela del fondale marino, Il retrospiaggia è una riserva di sedimento che se cancellata dal calpestio potrebbe far ammalare la spiaggia e condurla alla morte.  Tre riguardano la sensibilizzazione: la spiaggia è un ambiente delicato ; la raccolta dei rifiuti deve essere e seguita a mano; tutti i fruitori devono essere informati sulla delicatezza del sistema. Le ultime due infine riguardano la ricerca e il monitoraggio 

I RIFIUTI ANTROPICI E IL PERICOLO DELLA PLASTICA 

Le spiagge a differenza di quanto si pensi non ci appartengono e la presenza di rifiuti antropici nelle spiagge costituisce un problema di carattere ambientale perché minaccia l’equilibrio degli ecosistemi e delle specie che vi abitano. 

Tra questi rifiuti la plastica costituisce un pericolo per l’ecosistema marino. Circa 10 milioni di tonnellate  di rifiuti finiscono nei mari di tutto il mondo generando quindi problemi ambientali, economici e sanitari. 

L’80% viene dalla terra: spesso si tratta infatti di rifiuti abbandonati in mare o sulle spiagge. Ma perchè la plastica è una minaccia? La plastica non si biodegrada, ma anzi attraverso un processo chiamato fotodegradazione, con la luce del sole si divide in parti sempre più piccole che alla fine vengono ingerite dalle specie marine entrando dunque nella catena alimentare. 

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